Stamane casualmente mi sono imbattuto in una vecchia foto che ha fatto riaffiorare ricordi ormai sopiti, ma mai dimenticati.
Una foto che risale al 2010 o giù di lì, dove sono ritratto con gli amici/avversari di sempre: Antonio Vasi, Cristiano Marchesin ed Enrico Rodari.
Oggi voglio parlarvi in particolar modo di Enrico, che oltre ad essere davvero un forte atleta, è un personaggio storico del Podismo del Varesotto e più in particolare del Piede d'Oro.
Enrico era “l'uomo delle classifiche”; in tempi in cui non si sapeva quasi neanche cosa fossero i chips elettronici, se volevi sapere com'era andata la gara, le cose eran due: o chiedevi agli organizzatori del Piede d'Oro, che però al massimo ti sapevano dare i nomi degli atleti andati a premi, oppure ti dovevi rivolgere ad Enrico, che con grande dovizia, raccoglieva tempi e ordine d'arrivo di almeno i primi 15 uomini e donne.
Ogni sacro santa domenica, Enrico prima del via della gara, sistemava il suo quadernetto e la sua biro sul tavolino del PdO, in zona arrivo; appena tagliava il traguardo, ancora grondante di sudore e senza neanche rifiatare, si fiondava sul suo taccuino ed iniziava a rincorrere tutti gli arrivati per chiedergli nome e tempo.
Con l'avvento dei chips elettronici, il suo servizio divenne un po' meno essenziale, ma ad ogni modo se volevi conoscere l'esatto ordine d'arrivo, che tenesse conto anche di chi correva la non competitiva senza chip, ma che magari riusciva comunque a piazzarsi nelle prime posizioni, allora dovevi per forza andare ad attingere dal suo quadernetto.
Ricordo ancora come fosse ieri un episodio successo almeno 10 anni fa:
Memorial Zedde a Monvalle, meteo infame con pioggia battente già dalla sera prima della gara.
Il percorso era una vera trappola...
Ci furono un mucchio di cadute e di infortuni più o meno gravi.
Enrico cadendo si ruppe una costola; all'arrivo lo vidi mentre con la barella lo stavano caricando dolorante sull'ambulanza.
Le porte si chiusero e proprio mentre stavano per partire in direzione dell'ospedale, successe qualcosa di incredibile...
Gli infermieri riaprirono le porte dell'ambulanza e Enrico sdraiato e imbragato alla barella, alzando la testa mi guardò e mi disse:
"Beppe, fammi un favore: recupera il quadernetto. Mi raccomando eh!!"
A quel punto, le portiere si richiusero e l'ambulanza poté partire per portarlo all'ospedale.
Ormai con Enrico ci si incrocia sempre più di rado alle gare e dei suoi quadernetti “spodestati” dalle moderne tecnologie, non vi è più traccia.
A me piace pensare che Enrico li conservi ancora tutti e che quando vuole riassaporare il gusto di qualche gara passata, gli basti sfogliarne qualcuno...
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